Arcaleni “ Assicurare a Polisport  oltre un milione di euro ogni anno, è garanzia solo delle uscite dalle casse comunali

ma non rassicura sull’ efficienza dei servizi sportivi né sulla assunzione del personale, senza un preciso piano di sviluppo  economico-finanziario” La decisione di mantenere in mano pubblica i servizi e la gestione degli impianti sportivi è sicuramente condivisibile, piuttosto che concederli al privato con gara di appalto, poiché permette di mantenere fermo il principio della funzione sociale dello sport per tutti, garanzia di benessere a tutte le età e condizioni, scongiurando che prevalga il principio del profitto.

Ma questo non può far abdicare ai principi di economicità ed efficienza imposti dalle norme alla gestione dei soldi pubblici. Il contratto di gestione, presentato in Consiglio comunale, che prevede di elargire ogni anno a Polisport fino a 1 mln e 200mila, iva compresa, non rassicura affatto sull’efficienza della gestione e sulla stabilizzazione del personale. Questa cifra viene infatti ricavata dalla semplice differenza tra costi (personale, mantenimento delle strutture ecc) e ricavi ( dovuti agli ingressi in piscina, tennis e affitti degli impianti) del 2023, sui dati presentati da Polisport . Ma proiettare per i prossimi cinque anni il risultato di gestione del solo 2023, significa ingessare la società, perchè non è stato presentato alcun Piano economico-finanziario di sviluppo degli impianti e stabilizzazione del personale, ma si è fotografato uno status quo che dunque si vuole semplicemente mantenere e gestire: a chi giova, tutto ciò? Manca una vision di sviluppo e un’analisi delle modalità di gestione e dei costi, accanto all’individuazione di criticità e  sprechi, fornendo un conteggio degli introiti, suddivisi per i vari impianti (non accorpandoli come invece si è fatto) per individuare quelli da potenziare con nuovi servizi, accanto a nuove modalità di ricerca fondi. Ad esempio, è accettabile che i campi da tennis siano spesso vuoti e non in condizioni eccelse? E’ normale che un impianto da padel, di proprietà di Sogepu, quindi pubblico, costruito all’interno degli impianti comunali, non sia stato mai dato in gestione a Polisport, ma solo oggi ad una società privata, per quanto qualificata, piuttosto che investire sulle professionalità interne?

Perchè, che motivazioni ci sono?

A fronte di una cittadella sportiva di 50.000mq,  di 18 impianti di tutto rispetto, è assurdo che al momento del rinnovo, addirittura quinquennale, non venga  presentato un piano per sfruttarli meglio, garantendo massima accessibilità e una maggiore e più ampia offerta di iniziative e servizi sportivi: questo avrebbe permesso la definizione chiara, che non c’è stata, di un piano del personale ancora più ampio, e la relativa stabilizzazione, unica modalità capace di superare i differenti contratti in essere in Polisport, che ormai ha ridotto a cinque unità il personale fisso, ma che nel 2023 ha utilizzato ben 29 contratti precari e si avvale di 3 partive iva. Ovviamente con condizioni lavorative, salariali e di ore di impiego molto diversi: disparità che possono essere superate solo con un concorso pubblico per titoli ed esami, che riconosca competenze e professionalità, da implementare con la dovuta formazione. Solo su mia richiesta è stato detto che forse saranno una decina le persone da assumere, tra full e part time, ma nulla è scritto e non c’è certezza sui profili professionali richiesti, sulle tempistiche del concorso e se verranno o meno mantenuti i contratti con le partite iva. Nessun accenno all’imminente progetto di rifacimento della piscina interna, ai tempi della sua chiusura e a quanto personale sarà messo in cassa integrazione e con quale ricaduta sui conti. Troppe le ombre non chiarite per il futuro, così come sul Bilancio 2023, che come opposizione abbiamo già chiesto venga spiegato in Commissione, perchè ancora una volta non è chiaro se tutte le società sportive abbiano saldato quanto dovuto, mentre sembra che i debiti di Polisport non siano affatto calati.

Città di Castello, 05.07.2024                                        Emanuela Arcaleni, Castello Cambia

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