Il presidente Carlo Bartolini Baldelli analizza l’andamento del raccolto 2024: non c’è equa distribuzione del valore aggiunto «In linea con le previsioni, nella nostra provincia, la produzione di grano sia duro che tenero, è stata buona in termini di rese, ma anche dal punto di vista qualitativo». Sono le parole del presidente di Confagricoltura Arezzo, Carlo Bartolini Baldelli mentre sono iniziate le operazioni di raccolta del grano. Secondo quanto riscontrato, i pesi specifici, salvo pochi casi, variano tra i 76 ed 82 e le rese per ettaro sono complessivamente buone.
«Sembrava ci trovassimo di fronte ad una annata proficua anche sotto il profilo economico – spiega il presidente di Confagricoltura Arezzo – Come però già da troppi anni accade, la doccia fredda è arrivata sul prezzo. In particolare per il grano tenero, prezzi che si attestano poco sopra i 20 centesimi al kg, hanno vanificato il risultato qualitativo e quantitativo ottenuto grazie anche alle buone pratiche messe in campo. Anche per il grano duro sono da subito emerse problematiche di prezzo dovute a caratteristiche (in particolar modo al valore proteico) che non raggiungono alcuni degli standard richiesti dal mercato. Pertanto se non si vuole svendere resta in magazzino, sperando che la domanda dei trasformatori non sia a breve soddisfatta da grano di importazione». È opportuno sottolineare che, in questo ultimo periodo, sia il Governo che la Commissione Europea, hanno messo in campo alcuni presidi che dovrebbero supportare la produzione cerealicola nazionale. Con il «Dl Agricoltura» è previsto il monitoraggio delle scorte tramite il sistema «Granaio Italia» e l’incentivo ai contratti di filiera. Anche i recenti dazi sulle importazioni dalla Russia sono stati ben accolti dai nostri produttori, ma non sembra, per adesso, sortiscano alcun tipo di effetto sui prezzi. Questo, a dimostrazione del fatto che oltre al mercato composto da domanda e offerta, la costruzione dei prezzi dei cereali è fortemente condizionata da speculazioni finanziarie che poco hanno a che vedere con le logiche del mercato. Un problema di carattere straordinario che va affrontato con strumenti straordinari. Strumenti che possono essere messi in campo da politiche comunitarie che allochino le giuste risorse per proteggere e garantire un’autosufficienza alimentare che risponda anche a giusti criteri di qualità. «I cittadini che vanno ogni giorno a fare acquisti – dichiara Bartolini Baldelli – devono sapere che se il carrello della spesa è così aumentato, ben poco, se non per nulla, dipende da chi fa produzione primaria. Vanno costruite nuove alleanze con i trasformatori, vanno creati sistemi che garantiscano una più equa ripartizione del valore aggiunto su tutta la catena produttiva a tutela degli anelli più deboli della catena che sono, appunto, i produttori di beni primari ed i consumatori. Confidiamo che anche il parlamento europeo e la commissione che verrà si facciano pieno carico di questa problematica e mettano in atto le proposte che arrivano dalla nostra organizzazione».