Da fine settembre la Terra avrà due lune, ma solo per poco: com’è possibile

Due astronomi spagnoli hanno calcolato che tra il 29 settembre e il 25 novembre 2024 la Terra avrà due lune, di cui una molto piccola (una mini-luna). Cosa significa e come si verifica questo fenomeno.

Secondo i calcoli di due studiosi spagnoli, dalla fine di settembre 2024 e per circa due mesi la Terra avrà due lune: la solita, grande e luminosa compagna, che sarà protagonista di una bellissima superluna con eclissi parziale mercoledì 18; e una minuscola luna (tecnicamente una mini-luna) che resterà in orbita attorno al nostro pianeta fino alla fine di novembre, prima di proseguire il suo viaggio nel cuore del Sistema solare. La seconda luna in realtà è un asteroide – tecnicamente un Near Earth Object o NEO – scoperto lo scorso 7 agosto dal telescopio Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System (ATLAS) in Sudafrica, che verrà gravitazionalmente catturato dalla Terra durante un sorvolo ravvicinato.

Il sasso spaziale, chiamato 2024 PT5, dal 29 settembre si troverà a oltre 1,5 milioni di chilometri dalla Terra transitando a una velocità massima di 0,44 chilometri al secondo, meno di 1.600 chilometri orari. Con una simile velocità, considerata lenta dal punto di vista astronomico, non sarà in grado di sfuggire all’attrazione gravitazionale del nostro pianeta, che lo catturerà e lo terrà con sé per 56,6 giorni, fino a lunedì 25 novembre. Durante questi due mesi compirà un’orbita a ferro di cavallo attorno al pianeta prima di essere nuovamente espulso verso lo spazio profondo. Ciò trasformerà l’asteroide a tutti gli effetti in una mini-Luna, un genere di corpi celesti che ha già fatto compagnia in passato al nostro pianeta. Secondo uno studio del 2018 la Terra cattura regolarmente queste mini-lune, solo che riusciamo a scoprirne poche a causa delle dimensioni ridotte. In genere si tratta di asteroidi provenienti dalla Fascia Principale sita tra Marte e Giove. Tra il 2006 e il 2007, ad esempio, la Terra fu accompagnata da 2006 RH120, un sasso spaziale che aveva un diametro compreso tra 2 e 3 metri, mentre l’asteroide 2022 NX1 di circa 10 metri ha salutato la Terra nel 1981 e nel 2022. Lo farà di nuovo nel 2051.

L’asteroide 2024 PT5 è leggermente più grande di 2022 NX1, avendo un diametro stimato di 11 metri. È una fortuna che viaggi a bassa velocità e non sia diretto verso la superficie terrestre; oggetti di queste dimensioni posso infatti provocare danni non indifferenti in caso di impatto. Ricordiamo ad esempio la famigerata meteora di Čeljabinsk, un meteoroide con un diametro di una quindicina di metri; quando esplose nel cielo della Russia nel 2013 provocò circa 1.500 feriti – a causa dell’onda d’urto con conseguente distruzione di vetrate e simili – e fece precipitare al suolo un meteorite di 570 chilogrammi, recuperato in un lago remoto. Fu un fortuna che colpì una zona scarsamente popolata, dato che su un centro densamente abitato i danni sarebbero stati sicuramente maggiori. Chiaramente non siamo innanzi a “killer di pianeti” come l’asteroide chicxulub responsabile dell’estinzione dei dinosauri non aviani avvenuta 66 milioni di anni fa, né si tratta di oggetti classificati come potenzialmente pericolosi dalla NASA. Questa classe di oggetti comprende sassi spaziali con un diametro di almeno 150 metri che, in caso di impatto, sono in grado di distruggere una grande città e provocare milioni di morti in un istante.

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In questo caso 2024 PT5 non presenterà alcun rischio, diventando solo un secondo, affascinante e temporaneo compagno per il nostro pianeta. “Gli oggetti vicini alla Terra (NEO) che seguono percorsi a ferro di cavallo e si avvicinano al nostro pianeta a distanza ravvicinata e bassa velocità relativa, possono subire eventi di mini-luna in cui la loro energia geocentrica diventa negativa per ore, giorni o mesi, ma senza completare una rivoluzione attorno alla Terra mentre sono legati”, hanno spiegato nel loro studio i ricercatori Carlos e Raúl de la Fuente Marcos dell’Università Complutense di Madrid e del Gruppo di ricerca AEGORA. A causa delle piccole dimensioni e della distanza, la seconda luna della Terra difficilmente sarà visibile attraverso telescopi amatoriali, dato che raggiungerà al massimo una magnitudine (luminosità apparente) di 27,6. Una volta espulso nel Sistema solare 2024 PT5 non sparirà per sempre; tornerà infatti a farci visita già a gennaio 2025 e poi nel 2055, secondo i calcoli dei ricercatori. I dettagli dello studio “A Two-month Mini-moon: 2024 PT5 Captured by Earth from September to November” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Research Notes of the American Astronomical Society.

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