“Anche basta al… signore degli anelli” “Credo che la notizia di quattro reduci della storia a cena al ristorante mentre giocano la schedina del Totocalcio e scommetteno sul pareggio di qualche squadra, o squadraccia, sia passata a sufficienza. Se di Vannacci non si fosse parlato all’uscita della sua prima raccolta di carta, oggi neanche esisterebbe.
Non capisco quindi tutta questa bonarietà da osteria nei confronti di nostalgici del generale Borghese, di revisionisti e di un personaggio che purtroppo è rappresentante di una certa Italia in Europa, non certo mio e dell’Italia migliore. Adesso anche basta nel dare risalto a certi caporali di giornata aretini o a presunte ‘folle oceaniche’ che partecipano a cene ed eventi. Mi chiedo che tipo di messaggio passi ai giovani dinanzi a soggetti che esaltano certi valori, mi chiedo che tipo di cultura, si fa per dire, venga veicolata durante quelle tavolate. Non c’è un pericolo fascista in questo Paese, sia chiaro, c’è il pericolo che passi il messaggio subdolo che, in fondo, si può oramai dire tutto, magari scherzandoci sopra o facendolo seguire da un’immediata precisazione o smentita: dalle classi separate per i disabili alle bande tirolesi in giro per Roma e sterminate dai partigiani cattivi a via Rasella. A quando, nell’epoca della prima donna presidente del Consiglio, il lancio della rinnovata moda della moglie a casa a fare le pulizie? Perché sotto sotto c’è questa enorme contraddizione a destra e… tanti signori degli anelli non se ne fanno una ragione. No, c’è un limite a tutto: non tanto in un monile realizzato da un artigiano, cosa già di per sé comunque patetica, ma all’esaltazione iconografica di gente in camicia di flanella che ancora sogna quella nera. Gente che Arezzo democratica e protagonista della Resistenza rifiuta senza se e senza ma”.