‘Le cose come sono’, ‘L’infernale commedia’ e ‘A mia madre’ sono i titoli dei racconti scritti da tre persone recluse in alcuni istituti penitenziari che si sono classificati ai primi posti della sezione speciale della 18esima edizione del Premio letterario ‘Città di Castello’, la prima in Italia riservata ai detenuti grazie a un protocollo di intesa sottoscritto con il DAP – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dagli organizzatori della rassegna patrocinata dagli enti locali, regionali e nazionali. Sabato 26 ottobre a Città di Castello la cerimonia di premiazione
(AVInews) – Città di Castello, 26 ott. – La ‘scrittura’ sempre più veicolo di inclusione. Si è svolta nel pomeriggio di sabato 26 ottobre la cerimonia di premiazione della 18esima edizione del Premio letterario ‘Città di Castello’ (ideato e organizzato dall’associazione culturale ‘Tracciati Virtuali’ e dalla Società Dante Alighieri, con il sostegno e patrocinio del comune, della Regione e Provincia di Perugia), alla quale sono intervenuti oltre 35 finalisti provenienti da ogni regione d’Italia e anche dall’estero. Per la prima volta in Italia sono stati premiati tre reclusi nelle carceri italiane, che si sono aggiudicati i primi tre riconoscimenti della nuova sezione speciale, ‘Destinazione Altrove – La scrittura come esplorazione di mondi senza tempo’, promossa dal DAP – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, dalla Società Dante Alighieri e dall’Associazione culturale Tracciati Virtuali: in questa nuova sezione sono state iscritte opere (poesie e racconti brevi) provenienti da 22 istituti penitenziari. Il Concorso letterario Città di Castello è il primo in Italia ad avere istituito una sezione speciale rivolta alle persone recluse in tutti i penitenziari del paese con il nobile intento di contribuire alla crescita culturale delle persone recluse e al loro più completo recupero. Il progetto rientra fra le iniziative di collaborazione per favorire la crescita umana e culturale dei soggetti reclusi, come previsto dal protocollo d’intesa siglato il 28 marzo scorso con il DAP – Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Il primo classificato è risultato un recluso nella Casa Circondariale di Rebibbia – Roma, con il racconto, “Le cose come sono”. Un testo autobiografico che racconta la sua vita dall’infanzia difficile fino alla condizione attuale di detenuto. L’autore scrive alla fine un grande messaggio di speranza: “Credo che ognuno di noi è fatto di luce e di buio in parti uguali. e quando sei immerso nelle tenebre puoi vedere una piccola luce dentro di te. È una piccola fiammella che vale la pena seguire perché un giorno potrebbe trasformarsi in un faro”. Come secondo classificato è risultato un recluso nella Casa circondariale ‘Gozzini’ di Firenze con il testo poetico ‘L’infernale Commedia’. Il lavoro, a tratti autoironico e dissacrante della propria condizione, è una sorta di parodia della vita in carcere affrontata in metrica, alla maniera del sommo poeta Dante Alighieri. Terza classificata infine è risultata una reclusa nella casa circondariale di Latina con la poesia ‘A mia madre’: “Il componimento racconta l’amore verso la madre, il senso di vuoto dopo la sua scomparsa e la definitiva consapevolezza di sentirla sempre presente al proprio fianco.” Le loro opere, come tutte quelle dei vincitori delle varie sezioni, sono state declamate dalla straordinaria voce dell’attore, Piermaria Cecchini. Subito dopo la conclusione di questa edizione della sezione speciale verrà varata l’edizione 2025 e si cominceranno a promuovere iniziative all’interno degli Istituti penitenziari, come ad esempio presentazioni di libri, incontri con gli autori, corsi di scrittura creativa per cui gli organizzatori saranno lieti di raccogliere le disponibilità di tutti coloro che vorranno contribuire allo sviluppo di questo progetto. ”Si tratta di un ulteriore e significativo passo in avanti dell’Amministrazione penitenziaria che sta procedendo con forte impegno a offrire ai detenuti in esecuzione della pena occasioni di rafforzamento educativo”, ha dichiarato il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Giovanni Russo, nel corso della cerimonia di premiazione del concorso: “Iniziative come questa danno una spinta molto importante per far sì che in questo mandato rieducativo che la Costituzione ci impone il detenuto possa finalmente non solo sentirsi ma essere effettivamente una persona diversa”. A testimoniare la straordinaria importanza di questo innovativo progetto è stata la partecipazione al momento conclusivo del premio, della vicepresidente del Senato, Anna Rossomando, che ha sottolineato come, “l’apertura della nuova sezione speciale del Premio letterario Città di Castello destinata alle persone recluse rappresenta un’importante innovazione ed è per me veramente appassionante partecipare a un evento culturale che porta con se un’idea di espiazione della pena in linea con quanto previsto dalla Costituzione. Iniziative come questa sono una grande opportunità di crescita culturale che per i detenuti si traduce in percorsi di umanizzazione degli Istituti di cui c’è assoluta necessità”. Altro intervento di grande valore e spessore culturale ed umano è stato quello del procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, che ha puntato l’attenzione “sull’importanza dello svolgimento di attività sportive e letterarie, oltre che più in generale, culturali per la finalità rieducativa della pena, sia all’interno che all’esterno degli istituti penitenziari. La commissione di reati implica necessariamente una sanzione, ma lo scopo costituzionale della pena è sempre quello del reinserimento sociale del condannato e di ricomposizione della frattura determinata dal reato”. Per la sezione speciale sono intervenuti in videoconferenza, la senatrice Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia del Senato, che ha ringraziato gli organizzatori, i relatori ed il pubblico presente, “per essere stata coinvolta in questo progetto dove tutti i partecipanti sono da considerarsi vincitori, perché l’impegno artistico in uno stato della loro vita così complesso è da apprezzare. E questo in ragione delle difficili condizioni delle nostre carceri, dovute anche al sovraffollamento. La cosa bella di questa iniziativa è l’uso delle capacità, delle attitudini che diventano anche uno strumento di consapevolezza, uno strumento per crescere. Ci sono tre vincitori come previsto dal regolamento del concorso ma oggi hanno vinto tutti coloro che hanno partecipato con i loro scritti”, ha concluso la presidente Bongiorno. Il senatore, Walter Verini, che ha avuto un ruolo preminente nella creazione di questa sezione speciale, ne ha spiegato il motivo e ragioni dell’impegno profuso. “Le carceri italiane sono in una situazione drammatica: suicidi, sovraffollamento, mancanza di personale, di formazione e lavoro. Non sono da Paese civile. Occorrerebbero interventi radicali, che purtroppo non si fanno. Poi ci sono iniziative come questa, che rappresentano un segnale, un seme di grande valore, di speranza. Dare voce e visibilità, con la poesia e gli scritti, a persone che scontano una pena perché hanno sbagliato – ha concluso Verini – vuol dire che si crede nella possibilità di recupero. E quando un detenuto che ha pagato il suo debito con la società esce recuperato, non torna a delinquere. Investire in umanità vuol dire quindi rispettare la Costituzione, la civiltà e investire anche in sicurezza per la società”. Il professor Salvatore Italia, in rappresentanza della Società Dante Alighieri, ha sottolineato che “si tratta di un progetto di grande importanza che la Società Dante Alighieri appoggia con entusiasmo, un’esplorazione nell’abisso di sentimenti di persone costrette, loro malgrado, a vivere una condizione diversa”. Dal canto loro i promotori del Concorso letterario, Antonio e Andrea Vella, hanno dichiarato “se il periodo di detenzione nelle carceri, secondo l’ordinamento legislativo, deve essere soprattutto propedeutico al reinserimento dei detenuti nella società, il progetto va proprio in questa direzione”. Anche il sindaco di Città di Castello, ha ribadito “l’importanza del premio letterario che porta il nome della città e ora si è arricchito di una sezione speciale riservata a tutti gli Istituti penitenziari italiani di grande significato umano e valoriale: senza dubbio un vanto ed orgoglio per la comunità tifernate, per la sua storia e tradizione plurisecolare nel comparto della tipografia e grafica. Le istituzioni, il comune in testa, proseguiranno con rinnovato entusiasmo e determinazione a sostenere un progetto culturale e sociale che si è ritagliato con il trascorrere degli anni un ruolo di primissimo piano nel panorama nazionale”, ha concluso il sindaco. Sul palco del teatro comunale degli Illuminati di Città di Castello, accanto al presentatore Renato Borrelli, a premiare i vincitori delle singole sezioni e in particolare di quella ‘speciale’, una rappresentanza dei membri della giuria che collaborano con il presidente, Alessandro Quasimodo: dal giornalista Marino Bartoletti, alla conduttrice di programma RAI, Benedetta Rinaldi, dalla regista Emanuela Mascherini al docente Luiss Luciano Monti, il giornalista Osvaldo Bevilacqua, il consigliere del ministro della Cultura, Claudio Mattia Serafin, il consigliere centrale della Società Dante Alighieri, Salvatore Italia, la scrittrice Maria Borio, il vicepresidente della Federazione delle associazioni e dei club per l’Unesco, Mauro Macale, la giornalista Clementina Speranza e il vicepresidente dell’Assemblea legislativa della Regione Umbria.