Nessuno ci pensa due volte prima di aprire un rubinetto e vedere l’acqua scorrere. Ma ciò che la maggior parte delle persone non sa è che i sistemi idraulici, che oggi associamo al mondo moderno, sono in realtà invenzioni di migliaia di anni fa. Un esempio affascinante di questo è il sistema di acquedotti scoperto sotto le rovine di un castello storico a Borujerd, in Iran, nel 2015.
Questo antico acquedotto, composto da tubi di argilla e vasi di ceramica, risale al periodo sasanide (224-651 d.C.), ma ci sono indizi che la sua origine possa essere ancora più antica, forse di epoche pre-iraniane. Questo cambia radicalmente la nostra visione sulle capacità tecnologiche delle civiltà antiche.Gli acquedotti dell’Iran, chiamati qanat, funzionavano con un’ingegneria ingegnosa. Erano scavati a mano, sfruttando la gravità per trasportare l’acqua sotterranea per chilometri, dalle montagne e dalle sorgenti fino alle città e ai campi agricoli. Diversamente dagli acquedotti romani, che erano strutture elevate, i qanat erano gallerie sotterranee inclinate, con pozzi verticali ogni 20 o 30 metri per ventilazione e manutenzione.Il processo iniziava nelle montagne, dove la neve sciolta e le piogge si infiltravano nel terreno, formando falde acquifere. Un tunnel veniva quindi scavato alla base della montagna, inclinato leggermente per condurre l’acqua verso le aree più basse, garantendo un flusso continuo senza necessità di pompaggio. L’uso di tubi di argilla, vasi di ceramica e mattoni nella costruzione di questi tunnel dimostrava una straordinaria abilità nella distribuzione dell’acqua.Materiali e tecnicheI materiali più comuni utilizzati erano l’argilla cotta e la ceramica, che non solo erano abbondanti nella regione, ma permettevano anche la costruzione di tubi robusti e resistenti all’usura. Questi tubi di argilla cotta, conosciuti come kulal, erano incastrati uno nell’altro con una precisione sorprendente, garantendo un sistema di trasporto dell’acqua affidabile e di lunga durata. Alcuni tratti di antichi acquedotti sono ancora in uso oggi, a testimonianza della durabilità di queste costruzioni.Gli ingegneri sasanidi impiegavano anche tecniche avanzate di impermeabilizzazione, utilizzando miscele di argilla e pietre frantumate per prevenire perdite. L’uso di pozzi verticali, conosciuti come chah, oltre a facilitare la ventilazione, permetteva un facile accesso per la pulizia e le riparazioni, prolungando la vita del sistema.Sebbene gli acquedotti siano spesso associati alla civiltà romana, i popoli dell’antico Iran, come i sasanidi, furono anch’essi pionieri di questo tipo di ingegneria. La scoperta a Borujerd non fa che scalfire la superficie di un mondo sotterraneo ricco di misteri, mostrando che il trasporto dell’acqua, qualcosa di così essenziale per la vita, veniva già affrontato con sofisticazione e intelligenza molto prima della nostra era moderna. Forse la lezione più grande è la consapevolezza che, per quanto la tecnologia sia avanzata, molte delle nostre soluzioni più basilari a questioni complesse, come l’accesso all’acqua, sono state inventate molto tempo fa.