Da anni si assiste a una crescente campagna di discredito nei confronti delle persone che praticano legittimamente l’attività venatoria, spesso dipinte come insensibili o addirittura dannose per la natura.
Questo atteggiamento, alimentato dal fanatismo ideologico, induce molti cacciatori, ma anche gli agricoltori, a mantenere il silenzio su ciò che accade durante la loro attività o davanti alle loro case e stalle, lasciando in ombra una grave emergenza: le predazioni sui cani da parte dei lupi. Ogni giorno, nel silenzio mediatico, i lupi uccidono dei cani di proprietà, si stima che siano a centinaia ogni anno. Il fenomeno colpisce non solo i cani da caccia, ma anche quelli da compagnia, da guardia e per la ricerca di tartufi. La povera MUKKY, sbranata dai lupi.
Il ruolo del lupo nella strategia animalista
Il lupo viene spesso utilizzato come una sorta di icona dagli ambientalisti, ma la sua crescente presenza comporta gravi conseguenze per l’equilibrio delle attività rurali, oltre a far crescere gli introiti delle loro numerosissime associazioni. Tra gli effetti più evidenti: Disincentivare la caccia, distruggendo il patrimonio faunistico. Rendere l’attività venatoria insostenibile, attraverso la perdita dei cani ausiliari. Compromettere l’allevamento estensivo, interpretato come sfruttamento animale. Limitare la fruizione libera delle aree naturali, favorendo il cosiddetto “rewilding”. Imposizione di visite guidate organizzate da associazioni ambientaliste o enti parco.
Un esempio concreto: la tragedia di Mukky
Tra le molte vittime di questa emergenza figura Mukky, un Deutscher Jagdterrier di sei anni di proprietà di Luca Lazzerini, un cacciatore di Loro Ciuffenna (AR). Il 30 novembre scorso Luca e Mukky erano usciti presto per una battuta di caccia, un momento di passione condivisa. Mukky, protetto da un giubbotto anti-cinghiale e monitorato con un collare GPS, era pronto per una giornata di lavoro. Pochi minuti dopo l’inizio della caccia, il segnale GPS si è fermato. Luca ha raggiunto rapidamente il luogo indicato, trovandovi solo i resti di Mukky, vittima di un attacco predatorio da parte dei lupi. Il dolore per la perdita del suo compagno fedele si è accompagnato alla frustrazione per la mancanza di solidarietà verso i cacciatori e i loro ausiliari. Le prede naturali del lupo vengono spinte sempre di più verso i centri abitati, così i lupi paradossalmente possono nutrirsi di cani nelle aree boscate e di ungulati nei centri abitati. Proprio a Loro Ciuffenna, nei mesi scorsi, un daino inseguito dai lupi si è gettato dal ponte simbolo del paese, trovando la morte sulle rocce sottostanti. Episodi simili sono avvenuti nei giorni scorsi anche ad Arezzo, dove un cinghiale è stato sbranato in periferia, tra le case. Questa è solo una delle centinaia di storie, tristemente simili, che accadono in tutta Italia, come testimonia Valentina Calderoni, educatrice cinofila ed amministratrice di “Attenti al lupo”, un gruppo che da anni raccoglie dati sulle predazioni subite dai cani di tutte le razze e tipologie. “Negli ultimi due anni i casi risaputi di cani attaccati e predati dai lupi hanno superato il numero di 400 unità. Un dato però sottostimato, che ancora non rende l’idea della vastità di un fenomeno ben più esteso. Occorre denunciare e segnalare le predazioni per contrastare i continui tentativi di minimizzare il problema da parte di chi sa bene che i cani sono l’ago della bilancia dell’accettazione del lupo da parte dell’opinione pubblica cittadina, quella che ancora oggi non sa cosa sta accadendo.” Questo fenomeno richiede attenzione immediata da parte delle istituzioni e dei media, per garantire la sicurezza degli animali e delle persone e preservare l’equilibrio tra uomo e natura. Anche per questa situazione abbiamo allertato il Consiglio Regionale della Toscana, per il tramite del suo Vice Presidente, Marco Casucci, che ci ha assicurato il suo pieno sostegno, ritenendo inaccettabile questo stillicidio di predazioni a danno dei cani.
Valentina Calderoni Daniela Fontana