Totonero, primo scandalo calcioscommesse

Gli arresti in campo, i 20 milioni arrotolati nel giornale e Rossi dalla polvere al Mundial. Ventitré marzo 1980, 45 anni fa. Sulla pista di atletica dello stadio Olimpico di Roma indugiano un’auto della polizia e un taxi. La Guardia di Finanza sta arrestando tre giocatori del Perugia: Mauro Della Martira, Gianfranco Casarsa e Luciano Zecchini. 

È ufficialmente scoppiato Totonero, il primo grande scandalo della storia del calcio italiano.  Giampiero Galeazzi, inviato di Novantesimo minuto all’Olimpico per la partita tra i giallorossi e il Perugia per la 24esima giornata di Serie A, racconta in diretta che gli accessi agli spogliatoi sono stati chiusi: «Non fanno entrare i giornalisti. Evidentemente è successo qualcosa, si parla di mandati di cattura. È come un film».  «Avevo appena finito di arbitrare una delle partite più facili che mi fosse capitata quando entrò nella mia stanza Dino Viola, il presidente della Roma, bianco come un lenzuolo» ricorda Paolo Casarin, il decano dei fischietti dell’epoca. «Che succede, gli chiesi, avete appena vinto. Mi rispose: “È la fine del calcio, è arrivata la Finanza negli spogliatoi”. Dovetti chiamare mia moglie e tranquillizzarla: non sono coinvolto, le spiegai. Aveva visto le immagini in tv ed era molto preoccupata». Il taxi è per lui, per portarlo in aeroporto e risparmiargli una passerella ingiusta. Expand article logo

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